Nido urbano è un piccolo interior relooking che ho realizzato quando la pandemia non era ancora esplosa e il tema dello smart working non aveva ancora guadagnato centralità. Questo progetto tuttavia contiene nel suo mood tutto quello che in seguito avrebbe caratterizzato le richieste di molti clienti:
- rinnovare con brevi tempi di attesa
- trasformare gli ambienti unendo ricerca estetica e sostenibilità economica
- ottimizzare gli spazi anche da un punto di vista funzionale alla ricerca di un “home office” personalizzato, ordinato ed efficiente, che potesse consentire di vivere esperienze di lavoro “da casa” non più precarie e caotiche.
Se talvolta le dimensioni ridotte di un appartamento (50 mq.) possono scoraggiare il progettista e i clienti, in questo caso si sono rivelate una sfida stimolante che ha generato un sorprendente sforzo creativo.
Una cucina stretta e molto lunga incombeva verso l’ingresso e occupava due pareti impedendo il movimento comodo delle persone nello spazio. Il sogno di Marcello e Francesca era invece quello di poter avere un piccolo tavolo dove consumare un pasto insieme senza necessariamente spostarsi nel salone adiacente. E’ da questa esigenza che è iniziato il processo ri-generativo di relooking.
Vagliate molteplici soluzioni alternative, il progetto finale si è caratterizzato per una cucina minimale rigorosamente bianca, che occupa solo una parete liberando quella opposta all’ingombro misurato di mobili bassi contenitivi il cui top separa la cucina dall’ingresso mimando un bancone, uno spazio multifunzione adatto sia come postazione di lavoro (home office) o per un breakfast.
Per una maggiore privacy si è pensato di realizzare una quinta realizzata in ferro e verniciata di nero a forno con una rete metallica, una soluzione che ha consentito di avere un filtro all’entrata con effetto vedo non vedo.